Il Mercante, il Soldato ed il Bambino

Accadde un tempo che un avido mercante ed un superbo soldato si trovassero allo stesso porto, prossimi ad imbarcarsi sulla prima nave in partenza.
Nell'attesa, vennero a conoscenza che un vecchio, ritenuto dai più un matto ed un folle, aveva intenzione di salpare verso una terra dove, diceva, viveva un potente stregone, il quale, a colui che avesse superato le prove a cui lo avesse sottoposto, avrebbe realizzato un desiderio.
Troppo ingordi per rischiare di perdere un occasione simile, il mercante e il soldato, il primo corrompendo il capitano con un sacco d'oro, il secondo col ferro della sua spada, fecero si di salire a bordo dello stesso veliero del vecchio.
All'insaputa di tutti, su quella stessa nave viaggiava anche un orfanello, i cui anni non avrebbero superato le dita di due mani, salitovi clandestinamente.
Il mercante e il soldato, dopo qualche giorno di navigazione, si presentarono al venerando uomo e gli offrirono il loro, a loro dire, disinteressato aiuto. Il bambino, sentendo i discorsi dei due uomini, uscì dal suo nascondiglio, chiedendo se poteva unirsi a loro. A quelle parole il l'avido scoppiò in una fragorosa risata, mentre il superbo sguainava una cinghia per punire un simile impudente, ma furono fermati dal vecchio, il quale affermò che avrebbe accettato l'aiuto di tutti e tre, oppure di nessuno.
Il giorno seguente, una violenta tempesta investì la nave, il mercante perse in quell'occasione il suo oro. Il soldato la sua spada. L'orfano, non avendo nulla, non perse nulla.
Quando il fortunale si placò, il veliero si ritrovò nei pressi della terra che il folle aveva detto di cercare.
L'imbarcazione prese a risalire un fiume, ma ben presto le acque furono talmente basse da non permettere più la navigazione.
A quel punto, una sirena apparve agli uomini a bordo della nave, promettendo loro che avrebbe fatto si che la nave procedesse ancora, se le avessero procurato del pesce fresco da mangiare.
L'anziano viaggiatore chiamò i tre che lo avevano seguito e, presa una delle sue sacche, ne estrasse una spada luccicante, un grosso sacco di monete d'oro e una pagnotta di pane.
Chiese al mercante quale dei tre volesse per cercare di catturare i pesci. Lui scelse la pagnotta.
Chiese al soldato quale dei restanti volesse per cercare di catturare i pesci. Lui scelse il sacco.
Infine diede al bambino ciò che restava, la spada.
Il mercante, ridendo della sua furbizia, spezzò il pane e lo gettò in acqua per attirare i pesci, ma per quanto questi arrivassero a frotte, non fu capace tanto era impacciato di prenderne neanche uno.
Il soldato, credendosi furbo, cercò di comprare un po' di pesce sotto sale dal cuoco di bordo, offrendogli le monete, ma questi aveva troppa paura della reazione della sirena quando avrebbe scoperto che il pesce non era fresco.
Il bambino, dal canto suo, scese nell'acqua bassa e li vi piantò la spada, acquattandosi poi tra le onde. Quando la sua presenza non fu più temuta dai pesci, questi si avvicinarono all'arma, attratti dai riflessi e l'orfanello riuscì ad acchiapparne uno, che consegnò alla creatura marina, la quale mantenne la sua promessa.
Il vecchio, che tutto aveva osservato, restò in silenziò.
Il viaggiò continuò, tra gli sbuffi del mercante e del soldato.
Quando neppure i poterei della sirena poterono più farli proseguire, l'anziano e i tre salutarono l'equipaggio e procedettero a piedi.
Cammina che ti cammina, giunsero al limitare di una foresta. Foresta che non era tale, poiché, come disse loro un corvo dal suo albero, era in verità un labirinto intricato. La bestia aggiunse poi che, se anche solo uno di loro fosse riuscito ad uscirne dall'altra parte, tutti coloro che erano la dentro sarebbero stati liberi a loro volta.
L'anziano viaggiatore chiamò ancora i suoi compagni e prese dalla sua sacca un'altra spada, un altro sacco di monete e un'altra pagnotta.
Chiese al soldato quale dei tre volesse per cercare di attraversare il labirinto. Lui scelse la pagnotta.
Chiese al bambino quale dei restanti volesse per cercare di attraversare il labirinto. Lui scelse il sacco.
Infine diede al mercante ciò che restava, la spada.
Il soldato, senza pensarci, prese a vagare per il bosco, pensando che perlomeno aveva di che mangiare. Si perse dopo poco.
Il mercante, volendo imbrogliare, prese la spada e fece per tagliare le fronde che facevano da pareti, ma gli alberi incantati erano più forti della sua lama. Si perse poco dopo.
L'orfanello, addentrandosi con un po di paura nella boscaglia, man mano che procedeva lasciava cadere una moneta per segnalare dove era passato. Dopo molto girovagare, trovò alla fine l'uscita. Come aveva detto il corvo, furono tutti liberi.
Il vecchio, che tutto aveva osservato, restò ancora in silenziò.
Ripresero il cammino, con il mercante ed il soldato che ribollivano dall'invidia.
Giunsero così nei pressi di una grotta a cui guardia c'era un orco dall'aspetto mostruoso.
Il vecchio disse ai suoi amici che era il guardiano della caverna dove viveva lo stregone e come sempre, prese dalla sua sacca spada, oro e pane.
Chiese al bambino quale dei tre volesse per affrontare l'orco. Lui scelse la pagnotta.
Chiese al mercante quale dei restanti volesse per affrontare l'orco. Lui scelse il sacco.
Infine diede al soldato ciò che restava, la spada.
Questi, sicuro della sua forza, caricò il guardiano. Una manata dell'orco lo spinse indietro, tramortendolo.
Il mercante, forte della tentazione che il denaro suscita, tentò di corrompere la guardia bestiale. Questa lo guardò un istante, poi lo afferrò e lo gettò contro il soldato.
Poi l'orco fissò il bambino che si faceva avanti. Questi, una volta raggiuntalo, ricambiò lo sguardo. Quindi divise in due la pagnotta e ne donò un pezzo al guardiano.
Tra lo stupore degli altri due, l'orco sorrise e lo accettò volentieri.
Il vecchio, che tutto aveva osservato, restò per la terza volta in silenziò. Poi avanzò nella caverna, seguito dall'orco, dal bambino e dagli altri due.
All'interno della caverna vi trovarono una pozza d'acqua, nella quale riposava allegra la sirena, sulla cui spalla zampettava il corvo del bosco. Ma nessuna traccia del fantomatico stregone.
A quella vista, mercante e soldato montarono su tutte le furie, inveendo contro il matto.
Allora, il vecchio si levò gli abiti da viandante, rivelandosi per chi era in realtà. I due ammutolirono: era lui, lo Stregone!
Ripresisi, chiesero umilmente di poter tentare le prove.
Il venerando uomo rispose allora che non solo le avevano già tentate, ma le avevano già anche fallite.
Essi chiesero allora quali fossero.
Lo stregone domandò loro se sapessero dirgli quale fra i tre oggetti che aveva dato loro fosse il più utile.
Il mercante rispose che erano le monete, affermando che il monello le aveva usate per uscire dal labirinto. Il soldato la spada, ricordando la pesca del più piccolo.
Il vecchio rispose che sbagliavano. Chiesero se fosse per caso la pagnotta.
“Ne il pane, ne l'oro, ne l'arma affilata. Poiché non è l'oggetto a essere utile, ma l'ingenio e l'abilità di chi li sa usare al meglio.” fu la risposta.
Il venerando si rivolse all'orfano.
“Se è in mio potere esaudire il tuo desiderio, lo farò. Chiedi.”.
“Rispondi ad una mia domanda. Sono un orfano?”.
“Lo sei.”.
“Sai risvegliare i morti?”.
“No, non mi è concesso”.
“Allora non puoi esaudirmi...”.
“Io no...” disse il vegliardo.
“Ma noi si!” risposero la sirena ed il corvo “Possiamo offrirti una famiglia”. L'orco annuì.
“Questo è tutto ciò che posso offrirti...” finì il vecchio.
“Questo è tutto ciò che voglio.” fu la replica del piccolo, abbracciandolo.
Lo stregone donò al mercante e al soldato una barca con cui tornare nella loro patria, assieme al denaro perso nel fortunale ed alla spada smarrita nella tempesta.
I due salparono, meditando su quanto avevano vissuto.

FINE

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